Tra i consigli che chi si rivolge a un nutrizionista si sente ripetere più spesso rientra senza dubbio l’apporto alla frutta secca, validissimo spuntino per chi è alla ricerca di un equilibrio tra gusto e apporto di nutrienti benefici. I loro benefici sono numerosi ma, come in tutti i casi, è importante non esagerare con l’apporto.
Quali sono le possibili conseguenze dell’eccesso? Risponderemo a questo interrogativo nelle prossime righe di questa piccola guida. Come in tutti i casi quando si tratta l’argomento complesso e affascinante dell’alimentazione, è opportuno consultarsi con il proprio nutrizionista di fiducia prima di apportare qualsiasi cambiamento concreto al proprio regime alimentare quotidiano.
Cosa comporta mangiare tanta frutta secca?
La frutta secca fa parte, salvo controindicazioni legate ad allergie, intolleranze o incompatibilità con determinati farmaci, degli alimenti da includere nell’ambito di una dieta sana. Le linee guida parlano di un consumo di 20-30 grammi al giorno due, massimo tre volte a settimana. Se si eccede, si apre la porta a diversi rischi. Tra questi rientra, per esempio, un eccessivo intake energetico. La frutta secca è altamente calorica – lo dimostra chiaramente il caso delle noci, con quasi 700 calorie all’etto – e un eccesso che la vede protagonista può non essere il massimo quando, per esempio, si è in corsa per perdere peso.
Da non dimenticare è anche la ricchezza in fibre. Questa componente alimentare, benefica sotto diversi aspetti in quanto permette, per esempio, di ottimizzare il transito intestinale e di ridurre la velocità di assorbimento dello zucchero nel sangue, con tutte le conseguenze del caso relative alla prevenzione dei picchi glicemici, se assunta in eccesso, ossia uscendo dalle linee guida dei 20-30 grammi consigliati al soggetto adulto sano, può provocare gonfiore addominale, interferendo con l’assorbimento di specifiche vitamine.
Quali sono le controindicazioni della frutta secca?
Come già accennato, la frutta secca, a meno che non venga assunta con un controllo continuo delle porzione, è controindicata nei casi in cui si parla di sovrappeso e obesità per via del suo notevole apporto calorico. Ricordiamo, inoltre, il suo essere uno dei principali allergeni, motivo per cui è sempre il caso di fare gli appositi test prima di introdurla nella propria routine alimentare, soprattutto se si parla di dieta dei più piccoli. La buona notizia in merito riguarda il fatto che i casi in cui l’assunzione di frutta secca provoca manifestazioni acute gravi come lo shock anafillatico sono assai rari. Nella maggior parte delle situazioni, l’allergia provoca manifestazioni cutanee o disturbi gastrointestinali. Il consumo di frutta secca andrebbe evitato nei casi in cui si soffre delle seguenti patologie:
- Morbo di Chron
- Colite
- Gastrite
Chi ha a che fare con queste diagnosi dovrebbe, come consigliato più volte dagli esperti, astenersi dal consumo di frutta secca soprattutto dopo i pasti. Un capitolo a sé va dedicato alle situazione dell’acido fitico, una sostanza che aiuta la pianta ad immagazzinare fosforo nel periodo di maturazione. L’acido fitico si lega a diversi minerali, tra cui il ferro, riducendone la biodisponibilità.
Ciò significa che la frutta secca è controindicata in caso di anemia o in circostanze che, come la gravidanza, richiedono una particolare attenzione all’intake di ferro? Assolutamente no! Con l’ammollo, infatti, si risolve il problema, tenendo sempre fermo il fatto che, con una dieta varia, la carenza di ferro dalle fonti alimentari è un’evenienza davvero molto rara.